mercoledì 31 luglio 2013

Fortaleza

Di Fortaleza me ne avevano parlato malissimo.Pericolosa,incasinata,cose così. Tutto vero,per carità,ma essere ospitato  in una casetta,a trecento metri dalla spiaggia,con il caffè pronto la mattina e la miglior caipirinha  nel raggio di chilometri,aiuta a non notare certe pecche. 

Sono arrivato verso le otto di sera,e trovo i miei zii,che sono venuti a prendermi,belli in forma. Vabbè,lo zio Ermanno dovrebbe mettersi forse un po a dieta,ma a parte quello sta benone. Scusami zio,ma dovevo dirlo. Dopo cena (bella abbondante eh,e non solo da parte mia) finalmente mi portano alla loro casa di cui tanto ho sentito parlare. E devo dire che è meglio di come me l'ero immaginata. Una villetta a due piani con giardino e orto annesso. L'orto,a dire il vero,è la parte meno riuscita,ma far crescere qualcosa sulla sabbia,sarebbe dura per chiunque. Eppure,qualcosa cresce. Forse il fatto di essere preti aiuta,vallo a sapere. Passiamo la serata a chiacchierare del più e del meno,almeno all'inizio,poi si finisce a parlare di politica,come sempre quando degli Allegri si ritrovano. Capisco un po meglio i problemi del Brasile e Fortaleza,e vi risparmio i commenti su certi politici e movimenti religiosi,non proprio edificanti. 
Sopratutto questi ultimi mi hanno sorpreso. Gli evangelici sono una vera e propria potenza,ricchi e con un seguito decisamente maggiore rispetto alla chiesa tradizionale. Sono anche dei cialtroni,nella migliore delle ipotesi,e dei truffatori nella peggiore. Idea del tutto personale,sia chiaro. Ma a quanto pare,in un paese come il Brasile,che vive la religione in una maniera molto emotiva,vanno a nozze. Capita spesso infatti,di vedere sui bus,sulle auto,perfino pubblicità,scritte del tipo deu te ama o cose simili. Addirittura un giorno,passando davanti a una farmacia,mio zio mi ha fatto notare che,oltre alle normali pubblicità dei farmaci,c'era la scritta "ma la miglior medicina è Dio".Robe da matti.

Di Fortaleza comunque non c'è molto da dire. Niente di particolare per lo meno. Classica città brasiliana da tre milioni e rotti di abitanti,palazzoni e centri commerciali (alcuni costruiti non esattamente seguendo le regole a quanto mi dicono),ma anche qua si possono trovare degli angoli mica male. Il centro città,per esempio,mi è piaciuto parecchio,bancarelle,mercatini,musica e un sacco di gente. Una bella cagnara,di quelle che si vedono nei film ambientati nelle città sudamericane,secondo me. Sono anche andato a vedere la vicina cattedrale,che per un europeo può sembrare poca cosa,abituati a secoli di storia,ma non era male. Non ne sono uscito redento,ma si stava al fresco per lo meno. Un posticino carino che merita senza dubbio una visita è Beira Mar,letteralmente il lungomare. Anche qua bancarelle a decine,dove si può comprare un po di tutto. Dalle immancabili T-shirt a statuette di legno,quadri(alcuni anche belli,altri invece....) e cianfrusaglie per turisti.Le solite cose,ma l'aria che si respira è piacevole. Ma il posto merita sopratutto perchè qua si trova la miglior gelateria di Fortaleza. Si chiama 50 Sabores e,a dispetto del nome,si trovano decine di gusti. Da uscirne pazzi.

Dopo una settimana di assoluto relax,servito e riverito (non son riuscito a pagare una cena che sia una),parto. Prossima tappa Jericocuara,300 chilometri a ovest,forse qualcosa in piu. Levataccia alle sei della mattina-eh,non ci sono più abituato- e si parte. Viaggio tranquillo,bus pieno di turisti,una buona metà dei quali olandesi. A mezzogiorno,pausa pranzo,da qualche parte nel Cearà,in un tipico,veramente tipico,locale Brasiliano.
Che tristezza. 

Comunque no,Harry Potter non c'era.Siamo in Luglio,e Hogwarts è chiusa.

Per arrivare a Jericocuara bisogna cambiare mezzo. L'ultimo tratto di strada è tutto sterrato,e saliamo su un bus 4x4,bello ma deleterio per il sedere. Saliamo tutti eccitati,figo,bella storia,ma dopo un'ora non rideva più nessuno. Ma il tratto di strada che fiancheggia la spiaggia,me lo ricorderò per un pezzo. Splendido. Comunque il posto merita il viaggio.Bello e divertente. 
Ma questo ve lo racconto un'altra volta,

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