mercoledì 26 giugno 2013

Itáunas


Sono partito da Rio lunedì sera alle 7.Volevo starci quattro giorni,son rimasto una settimana.
Ci son stato benissimo,ma era  il momento di andare,volevo vedere quel Brasile che le guide turistiche raramente suggeriscono,fuori dal caos,dai casini.
Sono finito a Itaúnas e credetemi,qua il caos non lo trovate di sicuro.

Il viaggio in pullman è durato in tutto 10 ore,ed è stato anche confortevole tutto sommato.
L'unica pecca se vogliamo è stata l'aria condizionata che potevano tranquillamente tenere spenta.Non è che la notte faccia proprio sto caldo eh,e io con la mia magliettina da fighetto a un certo punto ho cominciato a rimpiangere calze e felpe.
Il pullman,che qua chiamano ônibus,era pieno solo per metà.Quasi tutti i passeggeri erano di una certa età,tranne uno con il figlio,una ragazza e,se permettete,il sottoscritto.Appena si parte si  le luci,tutti si mettono comodi,qualcuno cerca già di dormire e alcuni chiacchierano.Uno poco più avanti inizia praticamente subito a russare che è una meraviglia.Io mi metto le mie belle cuffie,mi svacco per bene e guardo Rio andarsene dietro di me.

Passata Sao Mateus si esce per Conceicao da Barra,e poco più che a metà strada c'è la diramazione per Itaúnas,ed è li che io scendo.Non c'è praticamente nulla.Vedo solo una casa con un locale che,per fortuna,sta aprendo.Li vicino un vecchietto sta seduto davanti ai resti di un falò con un bastone in mano.Chissà se ci ha passato la notte davanti a quel fuoco.
Comunque entro  nel locale e chiedo informazioni  sull'autobus per Itaúnas,e mi dicono che passa di li fra venti minuti.Ne approfitto per ordinare un caffè,che mi portano con dei biscotti che assomigliano ai nostri taralli,almeno come forma.Li assaggio e trovo che hanno un retrogusto che ricorda i nostri cicciopolenta.Caffè e cicciopolenta,la colazione dei campioni.
Quando faccio per pagare mi dicono che il caffè li non si paga.Saperlo prima!
In compenso sono venuto a sapere che ti fanno pagare una sigaretta 75 centesimi,e qualcuno in paese 1 Real.Ebbene si,qua le sigarette le vendono anche sciolte come da noi anni fa.
Arriva l'autobus e metto fuori la mia bella manina altrimenti qua tirano dritto (come si era raccomandato  di dirmi l'omino del caffè)e dopo 20 minuti scendo.Mi guardo intorno in cerca di una Pousada e ne trovo una carina da matti proprio davanti a me.Si chiama Pousada Zimbawe (pessimo nome secondo me) e mi danno una camera al secondo piano color verde pisello (pessimo colore secondo me!).
Mi doccio e me ne filo in spiaggia...

Per arrivare alla spiaggia è necessario farsi un chilometro a piedi,passando per le dune di sabbia che sono una caratteristica del posto.Qualcuna,ho letto ma non ancora avuto modo di vedere,arriva anche a ventri metri e passa.Se me ne trovo una davanti ci giro attorno,potete starne certi.
Tutta la costa di Itaúnas fa parte del Parque Estadual de Itaúnas,una riserva naturale che si estende per 25 chilometri,e offre rifugio a bradipi,scimmie,ocelot e sopratutto tartarughe marine,che qua,tra novembre e dicembre,depongono le loro uova sulla spiaggia.Peccato essere arrivato nel momento sbagliato ma pazienza.

Dopo essermi rosolato per benino entro in una delle numerose Barracas che stanno lungo la spiaggia,mangio un boccone,mi faccio una birretta e quando vado per pagare mi sento chiedere;
"Ma sei italiano?"
"Si"
"Ma che ci fai qua?"(avevano capito che ero italiano perché indossavo la mitica maglietta del memorial)
Volevo fargli la stessa domanda ma ho preferito lasciar perdere.Fatto sta che erano una coppia di Milano in visita al figlio che vive qua e che era appena diventato papà.Il figlio tra l'altro gestisce una Pousada dal sobrio nome di Cosa Nostra,tutto dire.Mi invitano alla sera per bere qualcosina e fare quattro chiacchiere,accetto e una volta giunta l'ora mi avvio.Trovo chiuso,non una luce,niente.Giro i tacchi,e mi vado a mangiare una moqueca di gamberetti che era la fine del mondo.

Chiudo la giornata facendo quattro passi per il paese.Le vie non hanno cartelli.Non ci sono strade asfaltate,per non parlare di marciapiedi.Le case per la maggior parte son tutte colorate,a un piano o massimo due.Zero banche.Qualche macchina parcheggiata.Un carro trainato da un cavallo passa poco lontano.Qualche gruppetto qua e la che se la chiacchiera e dei bambini giocano scalzi a calcio per la strada.C'e un profumo nell'aria che sa di buono,di verde.

Si sta proprio bene.

venerdì 21 giugno 2013

Il primo giorno a Rio non si scorda mai

Uno si aspetta di arrivare a Rio e trovare sole caldo e quant'altro.Io sono arrivato che pioveva.È durata poco per fortuna,giusto il tragitto tra l'aeroporto e l'Hotel.Trenta minuti abbondanti passati praticamente tutti in coda.Quei trenta minuti tra l'altro mi son serviti per capire qual'e la caratteristica principale degli automobilisti carioca,il clacson.Lo suonano sempre,per qualsiasi cosa e a qualsiasi ora (credetemi,la prima stanza che avevo si affacciava sulla via di nostra sonora de Copacabana,trafficatissima,e la notte mi son svegliato più di una volta).

Arrivo all'hotel finalmente,e sono cotto a puntino.L'unica cosa che ho in mente è fare una bella doccia,cambiarmi e magari fare una pennica di un paio d'ore,giusto per riprendermi un attimino.
Sono tranquillo,l'hotel lo avevo prenotato online,dalle foto sembra carino,nessun problema.Entro.
Non so nemmeno come descriverlo questo"Hotel".Un'infame topaia ci potrebbe stare.Brutto,sporco come pochi,disadorno.Mi guardo intorno smarrito,mentre Marcelo,il proprietario,mi guarda con un'espressione che sembra quasi di scusa.Ero lì lì per andarmene e mandarlo a quel paese,ma dove andare?Decido di restare,butto lo zaino nell'"armadio" (in realtà quattro assi di legno attaccate a un muro) e con un coraggio di cui sono orgoglioso vado a farmi una doccia.Per fortuna il bagno era decente,tutto funzionava e non si aveva l'impressione di essere in una cantina.
Fatto quello che dovevo fare prendo la mia bella Lonely Planet(che sia benedetta)e mi metto a caccia di qualcos'altro.Ne vedo uno carino,mi segno l'indirizzo e ci vado.Tempo un'ora e affitto una stanza a partire dal giorno dopo.Insomma,una notte nella topaia non me la leva nessuno.
Passo il resto della giornata bighellonando per la spiaggia di Copacabana,una caipirinha,mangio un bel piattone di camarao fritti(gamberetti),e mi bevo una birra ascoltando un duo che suona proprio bene.
Ma la stanchezza si fa sentire,mi avvio verso la camera e una volta li crollo.

Il giorno dopo prendo le mie cose,pago,e offro un caffè a Marcelo.Anche se come ristoratore sarebbe da denuncia,si è dimostrato simpatico e gentile.E poi io sono un signore!
Marcelo era piuttosto arrabbiato quella mattina,un turista (danese come poi ho scoperto andando a vedere)ha recensito il suo Hotel nel peggiore dei modi possibili,dicendo ne più ne meno quello che pensavo io tra l'altro.Quando mi ha chiesto come mi ero trovato non ho avuto il coraggio e ho non proprio mentito,ma evitato di dire la verità,ecco.Alla sua richiesta di fare da parte mia una recensione più favorevole ho risposto ovviamente di si,pensando tra me e me "col cavolo che te la faccio la recensione positiva.Non la faccio proprio,e mi devi ancora dire grazie".
Alla fine ci salutiamo,mi augura buon divertimento e io buona fortuna.Ne ha bisogno.

Mi avvio bello bello verso il nuovo Hotel,in una bella zona tranquilla,accogliente e la prima colazione in tavola.

mercoledì 19 giugno 2013

La Colomba va in Brasile

Mi son svegliato alle 5 del mattino,decisamente poco riposato avendo dormito poco meno di tre ore.
Non proprio la condizione ideale per uno che si appresta a fare 24 ore di viaggio.
"Hai tre mesi per riposarti,taci!"mi è stato detto quando ho fatto notare che forse,ma dico forse,avrei preferito andare a letto prima.
In silenzio,ho subito.

Sono arrivato all'aeroporto di Verona con tre ore e passa di anticipo,e subito mi son diretto al bar e li la prima sorpresa;mi trovo davanti il tizio che lavora sotto casa mia.
"Che ci fai qui?"
"Eh,mia mamma,e tu?"
"Eh,il Brasile"
"Ah"
Forse mi ha odiato un pochetto,e credo che non sia nemmeno l'unico in questi giorni.Strano,non l'ho nemmeno fatta pesare questa cosa che parto per tre mesi.Ah,l'invidia...
Dopo un po' la sorpresa numero due;esco a fumare l'ennesima cicca e mi vedo il vicesindaco di Ora.Inconfondibile(chi lo conosce,sa).Va beh,lo vedo allontanarsi e ciao.
Al momento di passare per il gate la sorpresa numero tre;uno dei miei fornitori al lavoro che se ne torna in Albania per le ferie!
"Ma stanno tutti qua,cazzo?"
 Ma l'aereo è proprio li,io ci salgo e vado,vado.....

Aeroporto di Roma,una noia pazzesca.Vago come un'anima in pena tra bar,bagno e zona fumatori,una saletta,questa,dove non servirebbe nemmeno accendersi una sigaretta.Uno entra,fa un bel respiro,e poi la voglia di fumare passa per almeno due ore.Garantite.
Una cosa bella degli aeroporti internazionali sono le persone.Se ne vedono di tutti i colori e lingue,gente che dorme in posizioni assurde su delle sedie progettate per le curve anatomiche dei robot,gente di corsa che rischia di perdere l'aereo,altri che ridono e gli immancabili bambini che non sono capaci di stare fermi.E,purtroppo,nemmeno zitti.
Ma il più bello di tutti è stato un frate,col saio e tutto,che tribolava con un Mac da paura(o almeno così ho capito).La sua concentrazione per pigiare ogni singolo tasto era ammirevole,davvero.

Dopo una lunga attesa comunque il momento di prendere il volo è arrivato.
Prossima tappa,dall'altra parte del pianeta!